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L'impegno del nostro Ateneo per la giustizia sociale


L'impegno del nostro Ateneo per la giustizia sociale

L'Università degli Studi dell'Aquila entra a far parte del gruppo di 26 atenei che, insieme al Forum Disuguaglianze Diversità - FDD intende promuovere la giustizia sociale nelle missioni delle università italiane. La giustizia sociale è definita come la realizzazione della “libertà sostanziale sostenibile” (secondo l’insegnamento di Amartya Sen) per tutte le persone, incluse quelle con disabilità, e senza alcuna discriminazione di genere, nazionalità, religione o ceto sociale. Questi principi si estendono anche alle generazioni future, integrando nel concetto di giustizia sociale gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

In particolare si propongono quattro interventi specifici:

1) introdurre criteri di giustizia sociale nella valutazione della cosiddetta “terza missione” delle università;

2) istituire un premio per le attività che accrescono la giustizia sociale;

3) indire un bando per progetti di ricerca che mirano a obiettivi di giustizia sociale;

4) valutare gli effetti dell’insegnamento universitario sulla riduzione del divario di conoscenze tra studenti che provengono da condizioni culturali e socio-economiche diverse.

 

Gli atenei che hanno aderito a queste iniziative concordano sul fatto che il sistema d’incentivi generato dai criteri fissati dall’"Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca" (ANVUR) non stimola le istituzioni universitarie a considerare centrale l’impatto che la propria azione può avere nel campo della giustizia sociale. Malgrado ciò, molti atenei, e tra questi anche l’Università degli Studi dell’Aquila, propongono spontaneamente iniziative orientate alla giustizia sociale, il cui merito è riconosciuto dai singoli beneficiari, ma non dall’attuale sistema di valutazione dell’ANVUR.

 

Un esempio di questa tendenza è la decisione dell’Ateneo aquilano di sottoscrivere il "Manifesto dell'Università Inclusiva" promosso dall’"Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati" (UNHCR) al fine di favorire l’accesso dei rifugiati all’istruzione universitaria e alla ricerca e promuovere l’integrazione sociale e la partecipazione attiva alla vita accademica.

 

Secondo i dati forniti dall'UNHCR, nel mondo si contano attualmente 25,9 milioni di rifugiati, a causa di conflitti, violenze, persecuzioni politiche, religiose, culturali. Soltanto il 3% di essi, tuttavia, ha accesso all’istruzione universitaria. Si tratta della popolazione migrante meno garantita, fra tutte le fattispecie in cui sono rubricate le forme della mobilità geografica dei gruppi umani. In un’epoca nella quale si stanno mettendo in atto nuove forme di erosione dei diritti dei migranti, si vanno cancellando conquiste dell’etica pubblica stabilendo uno spread tra le vite umane, masse imponenti di cittadini stranieri partono alla ricerca di un luogo del sé. E lo fanno inserendosi in quelle che il diritto internazionale chiama migrazioni forzate. Chi cerca rifugio, infatti, lo fa perché non ne ha più uno proprio.

 

In tale contesto, il "Manifesto dell’Università inclusiva" costituisce una risposta concreta, diretta a promuovere i valori di uguaglianza, partecipazione, accoglienza, valorizzazione delle differenze, cui deve essere improntata l’azione istituzionale. Il Manifesto si inserisce, tra l’altro, nel programma d’impegni richiesti dal Global Compact sui rifugiati, adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2018, che sollecita governi, società civile e università a impegnarsi per facilitare l’accesso dei rifugiati al sistema educativo con risorse e competenze adeguate.

 

L'Università degli Studi dell'Aquila già da anni accoglie studenti stranieri provenienti da Paesi e territori che non garantiscono la tutela dei diritti fondamentali. Tale politica d’integrazione e di valorizzazione delle competenze diviene ora un preciso obiettivo programmatico, da tradurre in azioni concrete: la sottoscrizione del Manifesto prevede l'avvio di una collaborazione con l'UNHCR, volta all’attivazione di “corridoi universitari”, cioè canali d'ingresso tutelati e dedicati a giovani rifugiati che intendono iniziare o completare i propri studi universitari in Italia. 


(10.02.2020)