Cristiani Armando

Nato il 2.5.1985.

Iscritto al corso di laurea in Fisica della Facoltà di Scienze MM.FF.NN..

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Neanche a farlo apposta appena qualche settimana prima ci facemmo una bella e lunga chiacchierata a tu per tu.
L'Aquila-Sora.Un'ora di macchina.
Tu,disponibilissimo, mi offristi un passaggio per tornare a casa.Anche se non ci vedevamo più da molto fosti davvero gentile, forse ancora di più rispetto ai vecchi tempi,a scuola.
Questo mi sorprese e mi fece tanto piacere.
E quell'ora di macchina rimarrà nella mia mente come una tua ultima testimonianza,un lungo racconto, una bella storia il cui protagonista eri tu.Mi avevi raccontato la storia della tua vita da quando ci lasciammo a scuola...la tua vita aquilana.
Mi divertì ascoltarti:le tue peripezie,la convivenza,gli amici, le feste.Solo qualche volta ti interrompevo,giusto per ridere.
"Ma parlo sempre io!!Ti sto stonando!"....questo dicesti alla fine del viaggio.Era vero.Io non avevo quasi aperto bocca per tutta l'ora e così, dopo qualche breve, doverosa ed essenziale domanda sulla mia di vita, ricominciammo a parlare di te.
Fino alla fine.Fino a quando,scendendo dalla macchina ti dissi "Alla prossima!" per l'ultima volta....
Capodanno cinese, giapponese e indiano.....quando li festeggeremo tu sarai lì con noi....nella nostra memoria...vivo più che mai.
Ciao Armà!

Non meriti banalità.
Non sarebbe giusto lasciare che ti ricordino semplicemente come un bravo ragazzo.
Anche se eri riservato, vale la pena di ricordarti come eri.
Come se fossi ancora lì a guardare le nostre vite, in silenzio come solo tu sapevi fare.
La morte non ti apparteneva.
Non solo perché eri giovane; ho conosciuto decine di persone altrettanto giovani che forse dentro erano già un po’ morti.
A vederti da lontano si sarebbe detto ecco un ragazzo pacato, composto come è stato detto, ed era vero.
Anche delicato nei modi di fare.
Un’espressione composta, ma pronta ad esplodere in un’euforia strana che quasi mai dimenticavi.
L’euforia di chi è vivo, perché ama la vita; amavi divertirti, amavi muoverti, con quella macchinina grigia che diventava un’appendice di te, con cui andavi dovunque ed arrivavi con gli occhi già sorridenti.
Con la battuta sempre pronta.
E se non era pronta ne riciclavi una vecchia, ed era come non averla mai sentita.
Le barzellette demenziali, e gli aneddoti ancora più demenziali.
Smemorato, ricordavi bene solo queste cose.
I commenti che non diventavano mai volgari.
Quel modo di prendermi in giro che non mi dava tregua, l’ironia e le domande che mi mettevano in difficoltà, mai indiscrete, mai esagerate.
Se pensavi di stare per esagerare la tua faccia sembrava esplodere mentre cercavi di contenerti, poi mettevi una mano sugli occhi e la minaccia sembrava passata… se a quel punto non ero io a costringerti a dirla comunque.
Anche perché tu, potevi di dire di tutto, senza essere mai volgare. Anche quando eri serio.
Quando eri serio eri di poche parole.
Non ti servivano.
Se dicevi no, era no.
Era un muro che non si poteva scavalcare.
Una sola volta ti ho visto arrabbiato, ed anche in quel caso sei riuscito a restare composto.
Comunque è successo una volta sola, di solito eri calmo, chiaro e lineare come un teorema.
Diretto senza fare male.
Discreto senza essere chiuso.
Gentile senza esagerare.
La domanda giusta al momento giusto, usando i termini giusti, attento a non perdere l’equilibrio.
Attento anche a non scoprirti troppo: eri uno che amava ascoltare, ma tutto sommato riservato.
Potevo parlare per ore e ore, non sembravi mai annoiato.
Comprensivo.
Spesso capivi molto di più di quello che io stessa volevo dirti.
Mettevi in ordine i miei casini in un attimo, vedevi sempre più lontano di me.
Si può dire che è così che ti ho conosciuto.
Rispettoso dove intuivi ci fosse qualcosa di non detto.
Paziente, non sei mai stato permaloso, sempre pronto a sdrammatizzare con ironia.
Elegantemente.
Su alcune cose non eravamo d’accordo, ma anche in questo sapevi darmi equilibrio. Eri coraggioso a tuo modo.
In genere quando hai 24 anni e vivi così spensieratamente, è difficile pensare che tutto possa crollare da un momento all’altro.
“Ci penso quando è tempo”, dicevi spesso.
A posteriori, sono felice di pensare che hai avuto una vita completa.
Avevi amici, hai saputo amare.
Chi ti voleva bene poteva esserne fiero.
A noi che siamo ancora qui, non resta che conservare la tua euforia equilibrata, ricordando le tue battute, e quel sorriso enorme e inconfondibile.
Ricorderemo le canzoni dei Gem-boy, i panini dello zozzo, la staccionata, i pesci di quello stagno sporchissimo che non capivamo come facevano a sopravvivere, quella sciarpa nera che ti faceva sembrare qualcuno che in chiesa non è il caso di nominare, la mia prima sbornia, i tornei di “distraction” in collegio, le lezioni di guida “alternative”, la erre moscia che era moscia solo per pigrizia, il modo in cui salutavi e il tuo modo di fare ok alla Fonzie che volevi fotografare e allegare ad una relazione per l’università.
Grazie per essere stato nostro amico.


In ricordo,
una mamma

2 giugno 2010
Armando, senza di te la vita ha perso tutti i suoi colori.